ARTICOLI E PUBBLICAZIONI Da "Corriere della Sera" del 19 aprile 2005 (sito internet: www.corriere.it )
Arrivato il primo segmento della stele rimasta a Roma per 68 anni L'OBELISCO E' TORNATO AD AXUM Fine dell'esilio: il gigantesco Antonov è atterrato in Etiopia alle 6.20, accolto dagli alti dignitari. Troppo caldo, l'aereo non decolla
dall'inviato Massimo A. Alberizzi
AXUM (ETIOPIA) – Il gigantesco Antonov con a bordo la parte centrale dell'obelisco che l'Italia sta restituendo all’Etiopia, è atterrato ad Axum alle 6.20 in punto ora locale, accolto dalle autorità civili e degli alti dignitari della Chiesa Ortodossa, che indossavano i paramenti sacri delle grandi occasioni. Un sospiro di sollievo l'ha tirato l'ambasciatore italiano ad Addis Abeba, Guido La Tella che appariva assai soddisfatto.
I problemi per il trasporto sono stati essenzialmente due. L'Antonov 124 può trasportare fino a 120 tonnellate, ma se parte e atterra al livello del mare. Il secondo ostacolo da superare è stato quello giudiziario. La società proprietaria dell'enorme quadrimotore, l'Antonov Design Bureau (ADB), rischia il sequestro dei suoi aerei ogni volta che toccano terra in Europa e in America, per un contenzioso con una società canadese-cipriota, la Tmr Energy, che deve ricevere dal governo ucraino (proprietario della ADB) 48 milioni di dollari
La Tmr era di proprietà del faccendiere e miliardario americano Marc Rich, implicato in traffici di vario genere (valuta, armi, petrolio, speculazioni e affari poco chiari), diventato famoso perché inspiegabilmente graziato dal presidente americano Bill Clinton, pochi giorni prima che scadesse il suo mandato.
Il segmento dell'obelisco arrivato oggi ad Axum pesa 60 tonnellate mentre il monumento tutto intero arriverà a 160 tonnellate. E' stato scolpito 1700 anni fa e nel 1937 fu portato dall'Italia fascista a Roma, con un viaggio via nave organizzato dalla Gondrand. Fu inaugurato a Porta Capena, davanti al ministero delle Colonie, ora palazzo della Fao, il 28 ottobre 1937, per commemorare il quindicesimo anniversario della marcia su Roma. Terminate le operazioni di scarico alle 11 ore locale, l'aereo, che sarebbe dovuto ripartire per l'Italia a raccogliere un secondo segmento delle stele, è rimasto fermo sulla pista, bloccato dal gran caldo. Le alte temperature impediscono il decollo del grande velivolo. La partenza slitta a mercoledì.
Da "Corriere della Sera" del 18 aprile 2005 (sito internet: www.corriere.it )
Il Paese in festa per il ritorno del monumento sottratto dal Duce nel 1937 STELE DI AXUM, IL LUNGO VIAGGIO VERSO CASA Dopo una girandola di ritardi, l'obelisco è in partenza. Grande attesa in Etiopia: «Il suo valore è inestimabile, è la nostra anima»
dall'inviato Massimo A. Alberizzi
AXUM - «Signore, non le consiglio le stanze con la finestra che dà sulla piazza. Stasera ci saranno canti e balli fino a notte fonda. Non posso neanche darle la camera grande perché stiamo aspettando parecchi vip dalla capitale». Così, con un sorriso sulle labbra e una gioia che sprizzava da tutto il viso, Mekkonen mi ha accolto il 12 aprile mattina alla reception dell'hotel Remahi, il più decente di Axum. All'imbrunire avrebbe dovuto cominciare una festa fantasmagorica, fino all'alba, quando era previsto l'arrivo dell'Antonov con il primo segmento del tanto sospirato obelisco. Quel giorno, prima di cena, Mekkonen era rabbuiato e triste. Facile indovinare perché: le casse di birra e di bibite erano rimaste stipate nel frigo. Niente festa, canti e balli: tutto rimandato. Nei giorni successivi la gente di Axum è stata percorsa da un brivido di sgomento: «Forse è tutto finito; la stele non arriverà mai. Che ne faremo dei costumi, dei cappellini fatti di cartoncino, delle bandierine, dei drappi che abbiamo preparato per festeggiare il suo ritorno?», si domandavano negozianti di souvenir, taxisti, ristoratori e le persone comuni in strada. Nessuno in Etiopia ha dato l'annuncio ufficiale che la stele atterrerà ad Axum martedì all'alba, dopo aver lasciato l'aeroporto di Pratica di Mare lunedì prima di mezzanotte: «Troppe promesse mancate, troppe delusioni per la popolazione di Axum - sostiene l'ingegner Taddele Bitul, l'animatore del comitato per il ritorno della stele -. Solo quando sarà in viaggio daremo la comunicazione solenne dell'arrivo». «Nonostante nessuno ci dica niente, abbiamo capito: sta per arrivare - sostiene Lijalem, studente di inglese e a tempo perso guida turistica -. Possiamo riprendere i preparativi per l'accoglienza». Sono previste cerimonie pubbliche, concerti, canti, danze.
L'ARCA DELL'ALLEANZA - I preti della cattedrale di Santa Maria di Zion, dove da oltre 2000 anni sarebbe conservata la biblica «Arca dell'Alleanza», hanno preparato processioni continue e sante messe solenni. Amsale Sibu insegnante di catechismo ortodosso racconta: «Conto i giorni alla rovescia. Quotidianamente proviamo le canzoni sacre che canteremo per festeggiare l'arrivo». Impossibile parlare all'unico uomo al mondo che può vedere l'arca, il guardiano, colui che la custodisce. «Nessuno può avvicinarlo, neppure Abuna Paulos, il nostro Papa - spiega un diacono -. Nessuno può vedere, né toccare la sacra arca. Quando lui morirà uno dei suoi 12 assistenti lo sostituirà». Gli assistenti si fermano anch'essi davanti alla porta del tempio sacro. Abuna Paulos qualche anno fa scrisse una lettera di suo pugno a Papa Wojtyla, chiedendo la restituzione della stele. Fu l'unico rapporto, dicono qui, tra i capi delle due Chiese. La popolazione di Axum (43 mila abitanti) sembra presa da fibrillazione. La gente cammina in strada cantando e danzando. Un vecchio, imbracciato il Masenko, uno strumento ad arco, con una sola corda, ricavata dalla criniera di cavallo, è sceso in strada, suonando musica abissina. Le canzoni, tutte diverse, sembrano all'orecchio occidentale monotone e uguali. Ma i ragazzini si divertono un mondo e seguono il musicista come il pifferaio magico. I soldati freneticamente stanno rimettendo in piedi le tende che avevano sistemato per alloggiare un piccolo circo e una banda di ottoni: erano state smontate dopo il mancato arrivo.
IL RIENTRO - Compito del governo italiano sarà quello di riportare la stele, (1700 anni d'età) da Roma ad Axum. L'operazione per metterla in piedi (quando gl'italiani la portarono via era già crollata al suolo e ridotta in 4 pezzi più la base) è invece affidata all'Unesco, che lavorerà con i contributi della cooperazione italiana. Il costo totale dell'impresa dovrebbe essere contenuto tra i sette e i dieci milioni di euro. «Non importa il ritardo - sostiene Adem Gebre Tsadik, sindaco di Axum -. L'essenziale è che la stele arrivi. Ormai è certo mancano solo poche ore». La stanza del primo cittadino è spoglia. Nessun quadro o poster alle pareti, in pavimento a quadretti crema, marroni e neri avrebbero bisogno di una buona lavata. In un angolo un armadio di ferro con la vernice scrostata, le ante aperte e un lucchettone che pende dalla serratura. Dentro un televisore antiquato e un videoregistratore. «Signor sindaco, se invece dell'obelisco le avessero mandato 10, 20 milioni di euro lei non avrebbe preferito? Avrebbe potuto costruire scuole, ospedali, strade. Perfino un'università». «No - è la sua risposta secca -. Il valore di questo monumento è inestimabile. È la nostra essenza, la nostra anima. E poi con lui arriveranno tanti turisti e l'economia comincerà a girare. Cosa sono 20 milioni di euro paragonati alla storia?».
aggiornamento pagina: 21 aprile 2005 |