Le limitazioni all'uso del Nilo fanno infuriare
l'Etiopia
di Mike Thomson
Osservando la vastità del Lago Tana, dove
ha inizio il corso del Nilo Azzurro, è difficile comprendere come mai
l'Etiopia sia conosciuta come un Paese afflitto da orribili siccità.
Il Lago Tana (situato nel nord
dell'Etiopia NdT) è largo 112 chilometri ed è alimentato da più di
40 immissari.
Partendo dagli altipiani etiopi, il Nilo
Azzurro scorre per centinaia di chilometri verso nord, attraverso il
Sudan e poi l'Egitto, prima di sfociare nel Mediterraneo.
Nonostante la sua abbondanza di acqua, 2,5
milioni di contadini, in questa sola regione dell'Etiopia, sopravvivono
solo grazie agli aiuti alimentari.
Il governo etiope spiega che il problema
continua perchè non è stato in grado di sfruttare significativamente le
notevoli risorse idriche che attraversano il territorio e che quindi
sono per larga parte inutilizzate.
Ciò significa che l'agricoltura, da cui gran
parte della popolazione dipende, è alla mercè delle piogge stagionali
che stanno divenendo sempre più irregolari.
Ma l'attuale decisione dell'Etiopia di
utilizzare il Nilo Azzurro per sollevarsi dal suo stato di povertà,
probabilmente la farà scontrare con il Paese che al momento fa il
maggior uso dell'acqua del fiume: l'Egitto.
Siccità
Più ci si dirige ad est del Lago Tana più il
territorio si fa arido. Una volta giunti sulle colline, il verde fa
spazio a colori giallo e marrone opachi, resi ancora più indefiniti da
nuvole di polvere.
Vicino al villaggio di Zaha, piccoli pastori
portano un ammasso di vacche e di capre magre verso un campo di stoppie
secche. Un gruppo di uomini, vestiti con il tradizionale turbante e il
mantello, stanno accovacciati all'ombra, scacciando le mosche con le
mani.
Le scarse messi nei campi indicano che
questa è la stagione della mietitura. Ma in mezzo ai campi bruciati un
importante affluente del Nilo passa indifferente.
Menghistu, un contadino, dice che gli
abitanti del suo villaggio trovano sempre più difficoltà a sopravvivere.
E dice: "Il principale problema, qui, è che
non piove abbastanza. Questa è la causa di tutti i problemi.
Durante gli ultimi quattro anni le nostre
piogge non sono arrivate come fanno di solito. Sia la stagione delle
grandi piogge sia quella delle piccole piogge sono venute meno. Lo
scorso Maggio non è piovuto abbastanza. Mentre l'inizio della stagione
umida dovrebbe essere in questo mese. Così non abbiamo potuto coltivare.
Ma anche quando le piogge arrivano, non
durano abbastanza a lungo. Se le piogge giungono troppo in ritardo o
troppo in anticipo abbiamo seminato inutilmente. Dobbiamo affidarci agli
aiuti alimentari. Non abbiamo nulla da mangiare."
Il miracolo nel deserto
Molte centinaia di chilometri a valle,
proprio le acque che hanno attraversato i campi dell'Etiopia devastati
dalla siccità sono utilizzate per coltivare frutta e verdura nel cuore
del deserto del Sinai.
Un vasto sistema di irrigazione produce
migliaia di acri di frutta e verdura presso la fattoria Al-Hoda, una
delle più grandi aziende di agricoltura biologica di tutta l'Africa. La
gran parte della produzione è diretta ai supermercati dell'Inghilterra e
di altre nazioni europee.
Qualsiasi accenno al fatto che questo
miracolo è ottenuto a spese dei Paesi afflitti dalla siccità a monte,
riceve una risposta piena di rabbia.
Il proprietario della fattoria Al-Hoda,
Osama Kher Eldin, risponde che l'Egitto ha piogge scarse se non assenti
e non potrebbe sopravvivere se altre nazioni incominciassero a depredare
l'acqua del Nilo.
"Se una persona volesse uccidere i tuoi
figli, cosa faresti? Significherebbe la morte per la gente dell'Egitto.
Noi non abbiamo altre risorse. Solo il Nilo. Per questo è qualcosa di
intoccabile" afferma.
L'Egitto non ha interrotto la creazione di
aziende di agricoltura biologica nel deserto. E sta anche utilizzando il
Nilo per costruire intere nuove città.
Nel 1987 la terra dove oggi sorge Noubarya,
era solo deserto e arbusti, ma oggi è una florida oasi cittadina.
Ma anche questo è nulla in confronto con
l'ultimo importante progetto del governo egiziano, il Progetto Toshka,
che utilizzerebbe il grande fiume per irrigare il deserto intero.
Considerata la grave carenza di acqua del
continente africano, può tutto questo essere compiuto solo per coltivare
prodotti agricoli? Dia El Quosy, consigliere del Ministro delle risorse
agricole e dell'irrigazione egiziano, sostiene che il suo Paese deve
dirigersi in quella direzione.
"Non è semplicemente produzione di cibo. E'
anche una questione di creazione di posti di lavoro. Circa il 40% della
nostra manodopera è costituita da agricoltori e se a queste persone non
sono fornite opportunità e posti di lavoro, immediatamente si
trasferiscono in città, e lei può vedere quanto sia già popolata Il
Cairo."
Rabbia
La popolazione egiziana è più che
raddoppiata dal 1960 ad oggi. Ma anche l'Etiopia sta affrontando una
pressione demografica simile. E il Primo ministro etiope, Meles Zenawi,
sostiene che l'attuale distribuzione dell'acqua del fiume tra i Paesi è
tutto fuorché equa.
Dice: "Mentre l'Egitto sta prendendo l'acqua
del Nilo per trasformare il deserto in una regione verde, all'Etiopia -
da dove proviene l'85% di quell'acqua - è negata la possibilità di
utilizzarla per sfamarsi. E perciò siamo obbligati a domandare cibo
tutti gli anni."
Meles dice di essere sempre più infastidito
dalle obiezioni dell'Egitto, il quale da lungo tempo si oppone all'uso
delle acque del fiume da parte degli altri Paesi del bacino del Nilo che
le intendono utilizzare per sviluppare importanti progetti
d'irrigazione.
E avverte che il suo governo, assieme a
quelli di Kenya, Uganda e Tanzania - che dividono il Nilo Bianco con
l'Egitto -, non sarà più intimidito dalle passate minacce - come quelle
dell'ex-Presidente Anwar Sadat - di usare la forza per mantenere il
controllo sul Nilo.
"Penso che ormai tutti sappiano, che gli
egiziani hanno truppe addestrate per combattere nella giungla. E
l'Egitto non è famoso per le sue giungle. Probabilmente questi militari
sono stati addestrati per combattere nelle foreste dei Paesi dell'Africa
orientale." sostiene Meles.
"E di volta in volta i presidenti egiziani
hanno minacciato di agire militarmente. Sebbene io non possa
sottovalutare le minacce di guerra, non credo sia uno scenario
probabile. Se l'Egitto decidesse di impedire all'Etiopia di utilizzare
l'acqua del Nilo, dovrebbe occuparla e nessuna nazione al mondo lo ha
fatto in passato."
Ma un'altra cosa che impedisce all'Etiopia
lo sfruttamento delle acque del Nilo è la mancanza di denaro. Meles dice
che la causa di ciò è da ricercare nella storica opposizione egiziana ad
un qualsiasi finanziamento internazionale per lo sviluppo di progetti di
irrigazione su larga scala che sfruttino il Nilo.
Questa affermazione è smentita dal governo
egiziano che inoltre assicura di essere fortemente deciso a promuovere
ogni accordo che sarà raggiunto negli attuali negoziati con i Paesi del
Nilo.
Comunque, il World Food Programme (agenzia
delle Nazioni Unite) sostiene che i negoziati non dovrebbero durare
troppo a lungo visto che in Etiopia nove milioni di persone necessitano
di aiuti alimentari e nel Paese si può fare affidamento sempre meno
sulle piogge.
Meles Zenawi crede che il tempo dei
negoziati dovrebbe essere già terminato.
"La situazione attuale è insostenibile. E a
questa non si pone fine a causa dei rattoppi diplomatici dell'Egitto.
Verrà un momento in cui la gente dell'Africa orientale e dell'Etiopia
diventerà troppo disperata per badare a queste sottigliezze
diplomatiche. Allora passeranno all'azione." |
Nile restrictions anger Ethiopia
by Mike Thomson
Looking out across the vastness of Lake Tana, the source of the Blue
Nile, it is difficult to see why Ethiopia is known as a land plagued by
horrific droughts.
Lake Tana is 112km (70 miles) wide and fed by more than 40 tributaries.
From its origin here in the Ethiopian Highlands, the Blue Nile flows
hundreds of miles north into Sudan and then Egypt before eventually
flowing into the Mediterranean.
Yet despite this apparent abundance of water about 2.5 million farmers,
in this region of Ethiopia alone, depend on food aid to survive.
The Ethiopian government says this state of affairs continues because it
has not been able to meaningfully exploit the massive natural resource
which passes largely untapped through its territory.
This means the agriculture on which so much of the population depends is
at the mercy of seasonal rains which are becoming increasingly erratic.
But Ethiopia's new determination to utilise the Blue Nile to lift itself
out of poverty is likely to put it on a collision course with the
country which currently makes most use of the water downstream - Egypt.
Dry
The further east you drive from Lake Tana the drier it gets. Once into
the hills, green makes way for dull yellows and browns further neutered
by clouds of dust.
Near the village of Zaha small children shepherd a collection of scrawny cows
and goats towards a field of lifeless stubble. A group of men, clad in
traditional head scarves and cloaks, crouch in the shade listlessly, flicking
away the flies.
The meagre crops in the fields provide little evidence that this is
harvest time. But within view of the parched fields a large tributary of
the Nile sweeps past unconcerned.
Mengistu, a farmer, says that those in his village are finding it
increasingly difficult to eke out even a basic livelihood.
"The main problem here is that we don't get enough rain. In fact, this
is the source of all our problems," he says.
"Over the last four years our rains have not come as usual. Both the
long and short rains have failed. Last May we got no proper rains. Yet
this month is supposed to mark the start of the wet season. So we haven't
been able to grow our crops."
"Even when the rains do come they don't last long. If the rains come too
late or too early we are just planting in vain. We've had to rely on
food aid. We've got nothing to eat."
Desert miracle
Many hundreds of miles downstream the very waters that passed by
Ethiopia's drought-ravaged fields are used to grow fruit and vegetables
in the heart of the Sinai desert.
A massive irrigation system spawns thousands of acres of fruit and vegetables at
the Al-Hoda farm, one of Africa's largest organic farms. Most of the crops are
bound for supermarkets in Britain and other European countries.
Any suggestion that this miracle in the desert comes at the expense of
drought-plagued countries upstream gets an angry response.
The owner of the Al-Hoda Farm, Osama Kher Eldin, argues that Egypt has
little or no rain and it could not survive if other nations began
plundering the Nile's waters.
"If one wants to kill your kids, what you going to do? It means death
for Egyptian people. We have no other sources. Only the Nile. So it is
something untouchable," he says.
Egypt has not stopped at creating organic farms in the desert. It is
also been using the Nile to grow whole new towns there.
In 1987 the land where Noubarya now stands was nothing but desert shrubs,
but now it is a thriving urban oasis.
But even that is minor in comparison with the Egyptian government's
latest major scheme, the Toshka Project, which uses the great river to
irrigate a whole desert region.
Given the continent's acute shortage of water can all this be justified
just to grow crops in the desert? Dia El Quosy, senior adviser to the
Egyptian government's Ministry of Water Resources and Irrigation, says
his country must act in this way.
"It's not only the production of food. It's also about the generation of
employment. Some 40% of our manpower are farmers and if these people are
not given opportunities and jobs they will immediately move to the
cities and you can see how crowded Cairo is already."
Anger
Egypt's population has more than doubled since the 1960s. But Ethiopia
is also facing similar demographic pressures. And Ethiopia's Prime
Minister Meles Zenawi says the current division of water use along the
river is anything but fair.
"While Egypt is taking the Nile water to transform the Sahara Desert into
something green, we in Ethiopia - who are the source of 85% of that water - are
denied the possibility of using it to feed ourselves. And we are being forced to
beg for food every year," he says.
Mr Meles says he is becoming increasingly angry at Egypt's long running
objections to requests from other Nile basin nations to use the river's
waters for major irrigation projects.
And he warns that his government, along with those of Kenya, Uganda
Tanzania - who share the White Nile with Egypt - will no longer be
intimidated by past threats, principally by the late President Anwar
Sadat, to use force to maintain its grip on the Nile.
"I think it is an open secret that the Egyptians have troops that are
specialised in jungle warfare. Egypt is not known for its jungles. So if
these troops are trained in jungle warfare, they are probably trained to
fight in the jungles of the East African countries," Mr Meles says.
"And from time to time Egyptian presidents have threatened countries
with military action if they move. While I cannot completely discount
the sabre-rattling I do not think it is a feasible option. If Egypt were
to plan to stop Ethiopia from utilising the Nile waters it would have to
occupy Ethiopia and no country on earth has done that in the past."
But one thing that does prevent Ethiopia from exploiting the Nile waters
is a lack of money. Mr Meles blames this on Egypt's long-term opposition
to any international funding of large scale irrigation projects on the
Nile.
This allegation is denied by the Egyptian government which also insists
that it is fully committed to implementing any agreement reached in
current talks with its neighbours along the Nile.
However, the United Nation's World Food Programme says that with nine million
Ethiopians in need of food aid and rains in the country becoming ever more
unreliable, the talking should not go on too long.
Meles Zenawi, believes that the time for talking may already be over.
"The current regime cannot be sustained. It's being sustained because of
the diplomatic clout of Egypt. Now, there will come a time when the
people of East Africa and Ethiopia will become too desperate to care
about these diplomatic niceties. Then, they are going to act." |