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Dal sito internet di "BBC-NEWS" del 3 febbraio 2005

    (sito internet: www.bbc.co.uk)

 

 

L'OPPORTUNITÀ DI SFRUTTAMENTO DEL NILO

 E LA SICCITA' NEL NORD DELL'ETIOPIA;

LO SCONTRO CON L'EGITTO.

 

 

Le limitazioni all'uso del Nilo fanno infuriare l'Etiopia

 

di Mike Thomson

 

Osservando la vastità del Lago Tana, dove ha inizio il corso del Nilo Azzurro, è difficile comprendere come mai l'Etiopia sia conosciuta come un Paese afflitto da orribili siccità.

 

Il Lago Tana (situato nel nord dell'Etiopia NdT) è largo 112 chilometri ed è alimentato da più di 40 immissari.

Partendo dagli altipiani etiopi, il Nilo Azzurro scorre per centinaia di chilometri verso nord, attraverso il Sudan e poi l'Egitto, prima di sfociare nel Mediterraneo.

Nonostante la sua abbondanza di acqua, 2,5 milioni di contadini, in questa sola regione dell'Etiopia, sopravvivono solo grazie agli aiuti alimentari.

Il governo etiope spiega che il problema continua perchè non è stato in grado di sfruttare significativamente le notevoli risorse idriche che attraversano il territorio e che quindi sono per larga parte inutilizzate.

Ciò significa che l'agricoltura, da cui gran parte della popolazione dipende, è alla mercè delle piogge stagionali che stanno divenendo sempre più irregolari.

Ma l'attuale decisione dell'Etiopia di utilizzare il Nilo Azzurro per sollevarsi dal suo stato di povertà, probabilmente la farà scontrare con il Paese che al momento fa il maggior uso dell'acqua del fiume: l'Egitto.

 

Siccità

Più ci si dirige ad est del Lago Tana più il territorio si fa arido. Una volta giunti sulle colline, il verde fa spazio a colori giallo e marrone opachi, resi ancora più indefiniti da nuvole di polvere.

Vicino al villaggio di Zaha, piccoli pastori portano un ammasso di vacche e di capre magre verso un campo di stoppie secche. Un gruppo di uomini, vestiti con il tradizionale turbante e il mantello, stanno accovacciati all'ombra, scacciando le mosche con le mani.

Le scarse messi nei campi indicano che questa è la stagione della mietitura. Ma in mezzo ai campi bruciati un importante affluente del Nilo passa indifferente.

Menghistu, un contadino, dice che gli abitanti del suo villaggio trovano sempre più difficoltà a sopravvivere.

E dice: "Il principale problema, qui, è che non piove abbastanza. Questa è la causa di tutti i problemi.

Durante gli ultimi quattro anni le nostre piogge non sono arrivate come fanno di solito. Sia la stagione delle grandi piogge sia quella delle piccole piogge sono venute meno. Lo scorso Maggio non è piovuto abbastanza. Mentre l'inizio della stagione umida dovrebbe essere in questo mese. Così non abbiamo potuto coltivare.

Ma anche quando le piogge arrivano, non durano abbastanza a lungo. Se le piogge giungono troppo in ritardo o troppo in anticipo abbiamo seminato inutilmente. Dobbiamo affidarci agli aiuti alimentari. Non abbiamo nulla da mangiare."

 

Il miracolo nel deserto

Molte centinaia di chilometri a valle, proprio le acque che hanno attraversato i campi dell'Etiopia devastati dalla siccità sono utilizzate per coltivare frutta e verdura nel cuore del deserto del Sinai.

Un vasto sistema di irrigazione produce migliaia di acri di frutta e verdura presso la fattoria Al-Hoda, una delle più grandi aziende di agricoltura biologica di tutta l'Africa. La gran parte della produzione è diretta ai supermercati dell'Inghilterra e di altre nazioni europee.

Qualsiasi accenno al fatto che questo miracolo è ottenuto a spese dei Paesi afflitti dalla siccità a monte, riceve una risposta piena di rabbia.

Il proprietario della fattoria Al-Hoda, Osama Kher Eldin, risponde che l'Egitto ha piogge scarse se non assenti e non potrebbe sopravvivere se altre nazioni incominciassero a depredare l'acqua del Nilo.

"Se una persona volesse uccidere i tuoi figli, cosa faresti? Significherebbe la morte per la gente dell'Egitto. Noi non abbiamo altre risorse. Solo il Nilo. Per questo è qualcosa di intoccabile" afferma.

L'Egitto non ha interrotto la creazione di aziende di agricoltura biologica nel deserto. E sta anche utilizzando il Nilo per costruire intere nuove città.

Nel 1987 la terra dove oggi sorge Noubarya, era solo deserto e arbusti, ma oggi è una florida oasi cittadina.

Ma anche questo è nulla in confronto con l'ultimo importante progetto del governo egiziano, il Progetto Toshka, che utilizzerebbe il grande fiume per irrigare il deserto intero.

Considerata la grave carenza di acqua del continente africano, può tutto questo essere compiuto solo per coltivare prodotti agricoli? Dia El Quosy, consigliere del Ministro delle risorse agricole e dell'irrigazione egiziano, sostiene che il suo Paese deve dirigersi in quella direzione.

"Non è semplicemente produzione di cibo. E' anche una questione di creazione di posti di lavoro. Circa il 40% della nostra manodopera è costituita da agricoltori e se a queste persone non sono fornite opportunità e posti di lavoro, immediatamente si trasferiscono in città, e lei può vedere quanto sia già popolata Il Cairo."

 

Rabbia

La popolazione egiziana è più che raddoppiata dal 1960 ad oggi. Ma anche l'Etiopia sta affrontando una pressione demografica simile. E il Primo ministro etiope, Meles Zenawi, sostiene che l'attuale distribuzione dell'acqua del fiume tra i Paesi è tutto fuorché equa.

Dice: "Mentre l'Egitto sta prendendo l'acqua del Nilo per trasformare il deserto in una regione verde, all'Etiopia - da dove proviene l'85% di quell'acqua - è negata la possibilità di utilizzarla per sfamarsi. E perciò siamo obbligati a domandare cibo tutti gli anni."

Meles dice di essere sempre più infastidito dalle obiezioni dell'Egitto, il quale da lungo tempo si oppone all'uso delle acque del fiume da parte degli altri Paesi del bacino del Nilo che le intendono utilizzare per sviluppare importanti progetti d'irrigazione.

E avverte che il suo governo, assieme a quelli di Kenya, Uganda e Tanzania - che dividono il Nilo Bianco con l'Egitto -, non sarà più intimidito dalle passate minacce - come quelle dell'ex-Presidente Anwar Sadat - di usare la forza per mantenere il controllo sul Nilo.

"Penso che ormai tutti sappiano, che gli egiziani hanno truppe addestrate per combattere nella giungla. E l'Egitto non è famoso per le sue giungle. Probabilmente questi militari sono stati addestrati per combattere nelle foreste dei Paesi dell'Africa orientale." sostiene Meles.

"E di volta in volta i presidenti egiziani hanno minacciato di agire militarmente. Sebbene io non possa sottovalutare le minacce di guerra, non credo sia uno scenario probabile. Se l'Egitto decidesse di impedire all'Etiopia di utilizzare l'acqua del Nilo, dovrebbe occuparla e nessuna nazione al mondo lo ha fatto in passato."

Ma un'altra cosa che impedisce all'Etiopia lo sfruttamento delle acque del Nilo è la mancanza di denaro. Meles dice che la causa di ciò è da ricercare nella storica opposizione egiziana ad un qualsiasi finanziamento internazionale per lo sviluppo di progetti di irrigazione su larga scala che sfruttino il Nilo.

Questa affermazione è smentita dal governo egiziano che inoltre assicura di essere fortemente deciso a promuovere ogni accordo che sarà raggiunto negli attuali negoziati con i Paesi del Nilo.

Comunque, il World Food Programme (agenzia delle Nazioni Unite) sostiene che i negoziati non dovrebbero durare troppo a lungo visto che in Etiopia nove milioni di persone necessitano di aiuti alimentari e nel Paese si può fare affidamento sempre meno sulle piogge.

Meles Zenawi crede che il tempo dei negoziati dovrebbe essere già terminato.

"La situazione attuale è insostenibile. E a questa non si pone fine a causa dei rattoppi diplomatici dell'Egitto. Verrà un momento in cui la gente dell'Africa orientale e dell'Etiopia diventerà troppo disperata per badare a queste sottigliezze diplomatiche. Allora passeranno all'azione."

Nile restrictions anger Ethiopia

 

by Mike Thomson

 

Looking out across the vastness of Lake Tana, the source of the Blue Nile, it is difficult to see why Ethiopia is known as a land plagued by horrific droughts.

Lake Tana is 112km (70 miles) wide and fed by more than 40 tributaries.

From its origin here in the Ethiopian Highlands, the Blue Nile flows hundreds of miles north into Sudan and then Egypt before eventually flowing into the Mediterranean.

Yet despite this apparent abundance of water about 2.5 million farmers, in this region of Ethiopia alone, depend on food aid to survive.

The Ethiopian government says this state of affairs continues because it has not been able to meaningfully exploit the massive natural resource which passes largely untapped through its territory.

This means the agriculture on which so much of the population depends is at the mercy of seasonal rains which are becoming increasingly erratic.

But Ethiopia's new determination to utilise the Blue Nile to lift itself out of poverty is likely to put it on a collision course with the country which currently makes most use of the water downstream - Egypt.

 

Dry

The further east you drive from Lake Tana the drier it gets. Once into the hills, green makes way for dull yellows and browns further neutered by clouds of dust.

Near the village of Zaha small children shepherd a collection of scrawny cows and goats towards a field of lifeless stubble. A group of men, clad in traditional head scarves and cloaks, crouch in the shade listlessly, flicking away the flies.

The meagre crops in the fields provide little evidence that this is harvest time. But within view of the parched fields a large tributary of the Nile sweeps past unconcerned.

Mengistu, a farmer, says that those in his village are finding it increasingly difficult to eke out even a basic livelihood.

"The main problem here is that we don't get enough rain. In fact, this is the source of all our problems," he says.

"Over the last four years our rains have not come as usual. Both the long and short rains have failed. Last May we got no proper rains. Yet this month is supposed to mark the start of the wet season. So we haven't been able to grow our crops."

"Even when the rains do come they don't last long. If the rains come too late or too early we are just planting in vain. We've had to rely on food aid. We've got nothing to eat."

 

Desert miracle

Many hundreds of miles downstream the very waters that passed by Ethiopia's drought-ravaged fields are used to grow fruit and vegetables in the heart of the Sinai desert.

A massive irrigation system spawns thousands of acres of fruit and vegetables at the Al-Hoda farm, one of Africa's largest organic farms. Most of the crops are bound for supermarkets in Britain and other European countries.

Any suggestion that this miracle in the desert comes at the expense of drought-plagued countries upstream gets an angry response.

The owner of the Al-Hoda Farm, Osama Kher Eldin, argues that Egypt has little or no rain and it could not survive if other nations began plundering the Nile's waters.

"If one wants to kill your kids, what you going to do? It means death for Egyptian people. We have no other sources. Only the Nile. So it is something untouchable," he says.

Egypt has not stopped at creating organic farms in the desert. It is also been using the Nile to grow whole new towns there.

In 1987 the land where Noubarya now stands was nothing but desert shrubs, but now it is a thriving urban oasis.

But even that is minor in comparison with the Egyptian government's latest major scheme, the Toshka Project, which uses the great river to irrigate a whole desert region.

Given the continent's acute shortage of water can all this be justified just to grow crops in the desert? Dia El Quosy, senior adviser to the Egyptian government's Ministry of Water Resources and Irrigation, says his country must act in this way.

"It's not only the production of food. It's also about the generation of employment. Some 40% of our manpower are farmers and if these people are not given opportunities and jobs they will immediately move to the cities and you can see how crowded Cairo is already."

 

Anger

Egypt's population has more than doubled since the 1960s. But Ethiopia is also facing similar demographic pressures. And Ethiopia's Prime Minister Meles Zenawi says the current division of water use along the river is anything but fair.

"While Egypt is taking the Nile water to transform the Sahara Desert into something green, we in Ethiopia - who are the source of 85% of that water - are denied the possibility of using it to feed ourselves. And we are being forced to beg for food every year," he says.

Mr Meles says he is becoming increasingly angry at Egypt's long running objections to requests from other Nile basin nations to use the river's waters for major irrigation projects.

And he warns that his government, along with those of Kenya, Uganda Tanzania - who share the White Nile with Egypt - will no longer be intimidated by past threats, principally by the late President Anwar Sadat, to use force to maintain its grip on the Nile.

"I think it is an open secret that the Egyptians have troops that are specialised in jungle warfare. Egypt is not known for its jungles. So if these troops are trained in jungle warfare, they are probably trained to fight in the jungles of the East African countries," Mr Meles says.

"And from time to time Egyptian presidents have threatened countries with military action if they move. While I cannot completely discount the sabre-rattling I do not think it is a feasible option. If Egypt were to plan to stop Ethiopia from utilising the Nile waters it would have to occupy Ethiopia and no country on earth has done that in the past."

But one thing that does prevent Ethiopia from exploiting the Nile waters is a lack of money. Mr Meles blames this on Egypt's long-term opposition to any international funding of large scale irrigation projects on the Nile.

This allegation is denied by the Egyptian government which also insists that it is fully committed to implementing any agreement reached in current talks with its neighbours along the Nile.

However, the United Nation's World Food Programme says that with nine million Ethiopians in need of food aid and rains in the country becoming ever more unreliable, the talking should not go on too long.

Meles Zenawi, believes that the time for talking may already be over.

"The current regime cannot be sustained. It's being sustained because of the diplomatic clout of Egypt. Now, there will come a time when the people of East Africa and Ethiopia will become too desperate to care about these diplomatic niceties. Then, they are going to act."

 

 

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aggiornamento pagina: 18 febbraio 2005