ARTICOLI E PUBBLICAZIONI


Da "MISSIONI CONSOLATA" (mensile dei Missionari della Consolata) del dicembre 2004

(sito internet: www.missioniconsolataonlus.it)

 

 

Droga e Rapimenti

 

Gambo (Etiopia)

RAPIMENTO FALLITO

 

di Bruno Fusconi

 

Da alcuni anni in Etiopia si sta diffondendo il ciat, piccole foglie di un albero che, masticate e mangiate, forniscono una droga leggera, ma dagli effetti devastanti se usata a lungo.

Qui a Gambo, l'uso è ancora limitato ai tassisti che portano i malati in ospedale: la consumano in una capanna fatiscente che funge da bar e ristorante.

Nei pomeriggi liberi mi reco in questa bettola e, con la scusa di una bibita, chiacchiero con i clienti, che apprezzano la mia presenza e continuano apertamente a masticare quelle foglie. Parlando e ascoltando, introduco prudentemente il discorso sul ciat: racconto di ciò che capita in ospedale alle persone con intossicazioni allo stomaco e intestino e di altri effetti negativi di tale droga.

Quando mi accorgo che qualcuno è interessato, gli propongo uno scambio: «Tu mi dai il ciat e io ti pago da mangiare». E fino ad ora molte persone hanno accettato il baratto: hanno mangiato e bevuto e se ne sono andate ringraziandomi contente.

Ancora più grande è la mia gioia. Ma spesso mi domando: «Domani e dopodomani, cosa faranno?».

 

Pochi giorni fa, sono stato invitato a bere un tè da una cara e simpatica famiglia. Abbiamo ricordato un momento triste della loro vita, accaduto dieci anni fa.

Era il 24 dicembre 1994. Con padre Tarcisio Rossi, mi trovavo a Bazaco, circa 6 km da Gambo. Improvvisamente sentimmo delle grida che chiedevano aiuto. Mi affacciai alla finestra, vidi uscire dalla boscaglia due ragazze che correvano disperatamente, inseguite da una ventina di ragazzi, armati di lunghi bastoni. Le due giovani riuscirono ad entrare nel recinto della chiesetta e fu la loro salvezza: era in atto un rapimento.

Agli inseguitori rimaneva in mano la maglietta di una delle vittime, che con destrezza riuscì a sfilarsela.

Le due ragazze rimasero dentro la chiesa per due giorni e una notte, perchè la loro capanna di fango e bastoni era insicura, finché non arrivarono i loro fratelli e i rispettivi fidanzati a liberarle, portandole alla missione di Gambo.

Era notte fonda quando arrivarono. Padre Rossi mi svegliò e mi chiese di portarle in salvo. Mi alzai e vestii senza perdere tempo; nascosi le ragazze e i liberatori nell'auto e, nel cuore della notte, percorsi la lunga pista per raggiungere la città dove vivevano alcuni parenti delle giovani, che le stavano aspettando.

Siamo in un territorio dove predomina l'etnia oromo; ma nel passato vi furono trapiantate molte famiglie kambatta, che non sono mai state accettate. Gli oromo sono musulmani e allevatori; i kambatta sono cattolici e agricoltori.

Il rapimento a scopo di matrimonio è abbastanza normale nella tradizione degli oromo: spesso preferiscono le ragazze kambatta perchè sono più belle, brave lavoratrici e costano meno. Secondo il costume locale, lo sposo paga la dote ai genitori della sposa; ma quando i capi delle due famiglie si incontrano per stabilire il prezzo, i kambatta sono costretti ad accettare le condizioni degli oromo, altrimenti rischiano di essere espulsi dal territorio.

Da parte loro, le ragazze cattoliche kambatta non vogliono sposare musulmani, perchè sanno cosa le aspetta: mancanza di libertà e poligamia.

Maria è una di quelle due ragazze. E' casalinga. Suo marito, Abramo, lavora all'ospedale della missione: hanno quattro figli e sono felici e contenti. Io più di loro, ogni volta che li incontro.

 

 

ARTICOLI E PUBBLICAZIONI >>

 

NOTIZIE >>


aggiornamento pagina: 12 gennaio 2005