Domande e Risposte:
Guerra per il confine nel Corno d'Africa
L'opposizione dell'Etiopia alla cessione
della piccola città di Badme all'Eritrea ha fino ad oggi impedito che la
demarcazione confinaria definita da una commissione internazionale nel
2002 divenisse efficace, e ha mantenuto incerta la difficile pace
stabilita quando la guerra è cessata nel 2000.
Il sito internet di BBC News esamina le
principali questioni che stanno dietro alle dispute per il confine.
Come è iniziata la disputa per il
confine?
Il confine tra Etiopia ed Eritrea è stato
descritto come un "incubo geografico". Un incubo divenuto realtà quando
i rapporti, un tempo amichevoli, tra i due vicini si fecero difficili.
Dal 1962 al 1993, l'Eritrea fu governata
come provincia dell'Etiopia e ogni discussione riguardo ai confini era
poco più di un bisticcio tra autorità locali.
Così quando Eritrea ed Etiopia si separarono
di comune accordo nel 1993, nessuno prestò attenzione ai dettagli della
secessione, e meno ancora a poche migliaia di chilometri quadri di terra
scarsamente popolata come è quella di Badme che include l'omonima
piccola città polverosa.
Quando le relazioni tra i due Paesi
confinanti si deteriorarono, l'Etiopia accusò l'Eritrea di aver invaso
una parte del territorio soggetto alla amministrazione etiope.
Gli eritrei replicarono affermando che la
terra in questione era loro di diritto.
Il risultato fu una guerra combattuta su tre
fronti e costata decine di migliaia di vite.
Chi istituì la commissione per la
demarcazione del confine?
La commissione fu istituita dai due Paesi
come parte degli accordi di pace firmati nel 2000 ad Algeri.
Seguiva un modello che è stato già usato in
altri casi nel mondo, dove ci si è affidati a tribunali di arbitraggio
invece che alla Corte Internazionale di Giustizia.
Facevano parte della commissione cinque
legali, due nominati da ogni Paese, che elessero il presidente della
commissione, detentore del voto decisivo.
Quali sono stati gli incarichi della
commissione?
Sostanzialmente alla commissione fu chiesto
di dare un'interpretazione ai trattati coloniali come base della
definizione della frontiera.
Il confine venne stabilito nel 1902 da un
trattato tra il governo italiano, che aveva occupato l'Eritrea, e
l'imperatore etiope Menelik II, a capo di quello che allora era uno dei
pochi stati africani indipendenti.
Il confine, principalmente tracciato dai
fiumi, si estende approssimativamente per 900 km, e attraversa alcuni
dei territori più aridi, caldi e ostili al mondo.
Gran parte dell'area contesa lungo il
confine è disabitata: terra arida tradizionalmente adibita dalla
popolazione locale a terreno da pascolo.
In termini di risorse naturali, la zona
contesa è priva di valore.
Entrambe le nazioni promisero all'ONU che
avrebbero accolto qualsiasi decisione sarebbe scaturita dal lavoro della
commissione e senza possibilità di appello.
Qual è stata la decisione e perchè non è
stata resa efficace?
La decisione della commissione nel maggio
2002 non creò controversie, tranne per quanto riguarda l'assegnazione di
Badme all'Eritrea.
Dopo aver cercato chiarimenti e non
riuscendo a far invertire dalla commissione il verdetto, l'Etiopia ha
insistito sulla necessità di discutere prima di cooperare alla
demarcazione fisica della frontiera.
I tentativi diplomatici di far sedere le due
parti attorno ad un tavolo sono stati impossibili principalmente perchè
l'Eritrea aveva rifiutato di discutere la questione fino a che l'Etiopia
non avesse accettato la decisione della commissione, cosa che fino ad
oggi ha evitato di fare.
Cosa accadrà prossimamente?
Mantenere una stato di ostilità non è negli
interessi né dell'Etiopia né dell'Eritrea, e la chiusura della frontiera
che li separa sta danneggiando entrambi i Paesi.
In teoria, l'annuncio del primo ministro
Etiope, Meles Zenawi, al parlamento secondo cui il suo governo accetta
"in linea di principio" la decisione è in grado di dare il via ad un
tavolo di discussione, sempre che l'Eritrea sia pronta a dimostrarsi più
flessibile.
Ciò può anche permettere ai diplomatici di
impegnarsi a risolvere la questione di Badme in un modo tale che dia
modo ad entrambe le parti di non dovere ammettere una sconfitta.
Una possibilità è quella di affidare
l'amministrazione di Badme all'Etiopia, a patto che venga riconosciuta
la ufficiale sovranità eritrea sull'area. Potrebbe addirittura essere
possibile, con un po' di buona volontà, il raggiungimento di un
accordo per l'amministrazione congiunta di Badme.
La realtà, comunque, è che la demarcazione
fisica del confine che pone Badme in Eritrea appare ancora lontana e
rimane per l'Etiopia un boccone amaro.
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Q&A: Horn's bitter border war
Ethiopian opposition to handing over the small town of
Badme to Eritrea has until now prevented an international border
commission ruling in 2002 being implemented - and left the uneasy peace
struck when war ended in 2000 in the balance.
The BBC News Website examines the main issues behind
the border conflict.
How did the border conflict begin?
The border between Ethiopia and Eritrea has been
described as a geographer's nightmare.
It is a nightmare which became a reality as soon as the neighbours'
once-friendly relationship turned sour.
From 1962 to 1993, Eritrea was ruled as a province of
Ethiopia - and any argument over the borders was little more than a
squabble between two local authorities.
So when Eritrea and Ethiopia separated amicably in 1993,
no one paid too much attention to the details of the divorce settlement
- least of all to a few hundred square kilometres of sparsely populated
land in a region called Badme which included a small dusty town of the
same name.
But when relations between the two neighbours
deteriorated, Ethiopia accused Eritrea of invading a piece of land that
was under Ethiopian administration.
The Eritreans replied that the land in question was
rightfully theirs.
The result was a war fought on three fronts at the cost
of tens of thousands of lives.
Who set up the boundary commission?
The commission was set up by the two countries as part of
the Algiers peace settlement signed by both parties in 2000.
It followed a model that has been used in other cases
around the world, where arbitration tribunals, instead of the
International Court of Justice, have been used.
There were five lawyers - two nominated by each country -
who then nominated a president of the commission who has the casting
vote.
So what was the Commission's terms of reference?
Basically the commission was asked to interpret colonial
treaties as the basis for the boundary.
This frontier was fixed in 1902 by a treaty between the
Italian government, which had colonised Eritrea, and the Ethiopian
Emperor Menelik II - ruler of what was then one of the few independent
African states.
The border is approximately 900 km long, and contains
some of the driest, hottest and most hostile territory in the world.
Much of it is defined by rivers.
Most of the border area under dispute is largely
uninhabited - barren land used as traditional grazing grounds by local
people.
In terms of natural resources, the disputed area has
virtually no value at all.
Both countries promised the UN that they would accept
whatever decision was reached and there was no right of appeal.
What was the ruling and why was it not implemented?
Much of the commission's ruling in May 2002 was not
contentious, but the awarding of Badme to Eritrea was - although the
town was controversially not marked on their map.
After seeking clarification and failing to get the
commission to reverse its decision, Ethiopia insisted on talks before
they would co-operate with the physical demarcation of the border.
Since then the UN has become increasingly frustrated at
the cost of maintaining a peacekeeping force along the narrow buffer
zone on the border.
Diplomatic attempts to get the two sides talking have
faltered - primarily because Eritrea has refused to discuss the issue
until Ethiopia accepts the ruling - something which until now they have
failed to do.
So what happens next?
Maintaining a state of hostility is not in the interests
of either Ethiopia or Eritrea, and the closure of their border is deeply
damaging to both sides.
In theory, Ethiopia Prime Minister Meles Zenawi's
announcement in parliament that his government accepts the ruling "in
principle" could enable talks to begin if Eritrea is ready to be more
flexible.
It also permits diplomats to push ahead with efforts to
resolve the Badme issue in a way which allows both sides to claim they
have not lost.
One possibility is that Ethiopia could continue to
administer Badme, while acknowledging Eritrean sovereignty over the
area. It might even be possible, with a little goodwill, to agree to a
joint administration of Badme.
The reality is, though, that the physical demarcation of
the border placing Badme in Eritrea still looks a long way off - and
remains a very bitter pill for Ethiopia to swallow.
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