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LA QUESTIONE DEL CONFINE TRA ETIOPIA ED ERITREA

 

 

Dal quotidiano "AVVENIRE" del 26 novembre 2004

    (sito internet: www.avvenire.it)

 

 

SI DI ADDIS ABEBA ALLA FRONTIERA FISSATA DALL'AIA

 

NAIROBI - Decise, seppur condizionate, aperture dell'Etiopia che dichiara di accettare «in linea di principio» la demarcazione confinaria con l'Eritrea sempre respinta; ma risposte durissime dall'Asmara: «prendono tempo..., posizioni futili». Una giornata che potrebbe rivelarsi decisiva, quella di ieri, e che sembra segnare una svolta nella crisi tra i due Paesi (che si sono combattuti per due anni, tra il 1998 e il 2000, in una guerra selvaggia costata circa 90.000 morti) che appariva tra le più rischiose dell'intero continente africano. Dinanzi al Parlamento, infatti, il premier e uomo forte etiopico Melles Zenawi ha dichiarato che il suo governo accetta «in linea di principio» la demarcazione confinaria decisa dalla commissione d'arbitrato indipendente dell'Aia nell'aprile del 2002, finora rigettata. Per Melles, peraltro, la decisione resta «evidentemente ingiusta ed illegale», ma che comunque «tale aspetto non può fare agio sulla pace», che però deve gettare le basi «per legami fraterni e di collaborazione tra i due popoli». Molto dura la reazione eritrea. Un comunicato ufficiale governativo accusa l'Etiopia di mirare solo a guadagnare tempo, e qualifica «futile» la decisione dell'accettazione di principio dei confini. «Vogliamo - prosegue la nota - vedere le truppe etiopiche ritirarsi, ed erigere le demarcazioni».

 

 

 

Dal sito internet di "BBC-NEWS" del 25 novembre 2004

    (sito internet: www.bbc.co.uk)

 

 

Sui confini l'Etiopia fa marcia indietro

 

Il governo etiope afferma di aver accettato "in linea di principio" la discussa decisione riguardante il confine con l'Eritrea, ma continua a pensare che sia illegale e ingiusta.

 

Il Primo Ministro Meles Zenawi ha presentato la decisione al Parlamento per la sua approvazione, affermando che il suo Paese cerca il dialogo per rendere effettivo l'accordo.

Il governo eritreo ha respinto le dichiarazioni definendole mere formalità diplomatiche.

In precedenza l'Etiopia aveva rifiutato il confine tracciato da una commissione internazionale, dicendo che in futuro avrebbe potuto portare ad un conflitto.

I disaccordi da sempre riguardano in primo luogo la città di Badme che è stata dichiarata dalla commissione parte del territorio eritreo.

 

Maggior dialogo?

Secondo quanto affermato da Meles, l'Etiopia desidera mandare un inviato per rendere effettivo l'accordo che, nel 2000, ha fermato la guerra che durava ormai da due anni tra i due Paesi.

Il ministero dell'informazione eritreo, in risposta, afferma che la decisione iniziale della commissione era "definitiva e vincolante", e ha respinto le proposte dell'Etiopia considerandole "formalità diplomatiche con l'obiettivo di guadagnare del tempo", che trascorrendo non fa altro che prolungare le sofferenze della gente di entrambe le nazioni.

Alcune fonti suppongono che il Presidente della Nigeria Olusegun Obasanjo, attualmente a capo dell'Unione Africana, possa essere intervenuto recentemente sulla questione al margine di un summit tenutosi in Algeria.

 

'Pace sostenibile'

L'Etiopia inizialmente aveva accettato l'accordo, ma in seguito cambiò la sua posizione, affermando che lo faceva per tutelare il diritto degli abitanti etiopi di Badme di rimanere in Etiopia. La questione della città di Badme fu la scintilla che fece esplodere la guerra.

Meles ha dichiarato al Parlamento che il suo governo vuole che la decisione sia resa effettiva "conformemente alla promozione di una pace sostenibile e di legami fraterni tra i due Paesi".

Ha affermato che il dialogo deve iniziare rapidamente e che anche l'Eritrea deve dare e prendere.

Il corrispondente della BBC ad Addis Abeba, Mohammed Adow, dice: "Il conflitto è costato decine di migliaia di vite e ha lasciato molte persone senza casa.

Il rifiuto della decisione della commissione da parte dell'Etiopia ha lasciato il processo di pace in un limbo, mentre i peacekeepers dell'ONU non erano in grado di tracciare fisicamente il confine."

 

Una lunga disputa

Etiopia ed Eritrea concordarono la fine delle ostilità grazie ad un accordo firmato nel dicembre del 2000 ad Algeri. Il trattato stabiliva la costituzione, sotto l'egida della Corte Internazionale dell'Aia, di una commissione per la demarcazione del confine.

Entrambe le parti si impegnarono ad accettare le decisioni che ne sarebbero conseguite, ma una volta ottenute l'Etiopia rifiutò di farlo, affermando che la commissione era andata al di là del suo incarico.

La maggior parte della frontiera è definita da fiumi, ma questo non è il caso della zona di Badme, dove l'occupazione coloniale italiana tracciò un confine terrestre nel 1902.

L'indipendenza dell'eritrea nel 1993 portò a discussioni riguardo al confine coloniale.

La guerra ebbe inizio quando truppe eritree invasero Badme, che era soggetta all'amministrazione etiope.

 

Ethiopia backs down over border

 

The Ethiopian government says it has accepted "in principle" a long-disputed ruling on its border with Eritrea but still thinks it is illegal and unjust.

 

Prime Minister Meles Zenawi presented the decision to MPs for approval, saying his country wanted dialogue to implement the pact.

The Eritrean government has dismissed the move as "public relations".

Ethiopia previously rejected the border drawn up by an international commission saying it could cause future conflict.

Disagreements have centred on the town of Badme, which was awarded to Eritrea.

 

More talks?

Mr Meles said Ethiopia wished to send an envoy to implement the agreement that settled the two-year war between the two countries, which ended in 2000.

In response, Eritrea's information ministry said the boundary commission's original decision was "final and binding".

It dismissed Ethiopia's proposals as "aimed at promoting public relations exercises and buying more time" which, it said, only prolonged the suffering of both countries' people.

Reports suggest Nigeria President Olusegun Obasanjo may have intervened recently, as current chair of the African Union, on the sidelines of a recent summit in Algeria.

 

'Sustainable peace'

Ethiopia initially accepted the pact, but later reversed its stance, saying it was protecting the rights of Badme's Ethiopian residents to remain in Ethiopia. Badme was the flashpoint that triggered the war.

Mr Meles told parliament that his government wants the decision implemented in "a manner consistent with the promotion of sustainable peace and brotherly ties between the two peoples".

He said dialogue should start swiftly and that Eritrea should also give and take, the BBC's Mohammed Adow in Addis Ababa says.

The conflict cost tens of thousands of lives and left many more people homeless.

Ethiopia's rejection of the boundary commission's decision left the peace process in limbo, as UN peacekeepers were unable to physically map out the border.

 

Long dispute

 Ethiopia and Eritrea agreed a peace pact in December 2000 in Algiers. The treaty created the Eritrea-Ethiopia boundary commission under the auspices of an international court in The Hague.

Both sides had pledged to accept its decisions, but Ethiopia refused to do so, saying the commission had failed to stick it its brief.

Most of the border is set by rivers, but this is not the case around Badme, where Italian colonial powers drew a land border in 1902.

Eritrea's independence from Ethiopia in 1993 led to questions over the colonial border.

The war began when Eritrean troops invaded Badme, which was under Ethiopian administration.

 

 

Domande e Risposte:

Guerra per il confine nel Corno d'Africa

 

L'opposizione dell'Etiopia alla cessione della piccola città di Badme all'Eritrea ha fino ad oggi impedito che la demarcazione confinaria definita da una commissione internazionale nel 2002 divenisse efficace, e ha mantenuto incerta la difficile pace stabilita quando la guerra è cessata nel 2000.

Il sito internet di BBC News esamina le principali questioni che stanno dietro alle dispute per il confine.

 

Come è iniziata la disputa per il confine?

Il confine tra Etiopia ed Eritrea è stato descritto come un "incubo geografico". Un incubo divenuto realtà quando i rapporti, un tempo amichevoli, tra i due vicini si fecero difficili.

Dal 1962 al 1993, l'Eritrea fu governata come provincia dell'Etiopia e ogni discussione riguardo ai confini era poco più di un bisticcio tra autorità locali.

Così quando Eritrea ed Etiopia si separarono di comune accordo nel 1993, nessuno prestò attenzione ai dettagli della secessione, e meno ancora a poche migliaia di chilometri quadri di terra scarsamente popolata come è quella di Badme che include l'omonima piccola città polverosa.

Quando le relazioni tra i due Paesi confinanti si deteriorarono, l'Etiopia accusò l'Eritrea di aver invaso una parte del territorio soggetto alla amministrazione etiope.

Gli eritrei replicarono affermando che la terra in questione era loro di diritto.

Il risultato fu una guerra combattuta su tre fronti e costata decine di migliaia di vite.

 

Chi istituì la commissione per la demarcazione del confine?

La commissione fu istituita dai due Paesi come parte degli accordi di pace firmati nel 2000 ad Algeri.

Seguiva un modello che è stato già usato in altri casi nel mondo, dove ci si è affidati a tribunali di arbitraggio invece che alla Corte Internazionale di Giustizia.

Facevano parte della commissione cinque legali, due nominati da ogni Paese, che elessero il presidente della commissione, detentore del voto decisivo.

 

Quali sono stati gli incarichi della commissione?

Sostanzialmente alla commissione fu chiesto di dare un'interpretazione ai trattati coloniali come base della definizione della frontiera.

Il confine venne stabilito nel 1902 da un trattato tra il governo italiano, che aveva occupato l'Eritrea, e l'imperatore etiope Menelik II, a capo di quello che allora era uno dei pochi stati africani indipendenti.

Il confine, principalmente tracciato dai fiumi, si estende approssimativamente per 900 km, e attraversa alcuni dei territori più aridi, caldi e ostili al mondo.

Gran parte dell'area contesa lungo il confine è disabitata: terra arida tradizionalmente adibita dalla popolazione locale a terreno da pascolo.

In termini di risorse naturali, la zona contesa è priva di valore.

Entrambe le nazioni promisero all'ONU che avrebbero accolto qualsiasi decisione sarebbe scaturita dal lavoro della commissione e senza possibilità di appello.

 

Qual è stata la decisione e perchè non è stata resa efficace?

La decisione della commissione nel maggio 2002 non creò controversie, tranne per quanto riguarda l'assegnazione di Badme all'Eritrea.

Dopo aver cercato chiarimenti e non riuscendo a far invertire dalla commissione il verdetto, l'Etiopia ha insistito sulla necessità di discutere prima di cooperare alla demarcazione fisica della frontiera.

I tentativi diplomatici di far sedere le due parti attorno ad un tavolo sono stati impossibili principalmente perchè l'Eritrea aveva rifiutato di discutere la questione fino a che l'Etiopia non avesse accettato la decisione della commissione, cosa che fino ad oggi ha evitato di fare.

 

Cosa accadrà prossimamente?

Mantenere una stato di ostilità non è negli interessi né dell'Etiopia né dell'Eritrea, e la chiusura della frontiera che li separa sta danneggiando entrambi i Paesi.

In teoria, l'annuncio del primo ministro Etiope, Meles Zenawi, al parlamento secondo cui il suo governo accetta "in linea di principio" la decisione è in grado di dare il via ad un tavolo di discussione, sempre che l'Eritrea sia pronta a dimostrarsi più flessibile.

Ciò può anche permettere ai diplomatici di impegnarsi a risolvere la questione di Badme in un modo tale che dia modo ad entrambe le parti di non dovere ammettere una sconfitta.

Una possibilità è quella di affidare l'amministrazione di Badme all'Etiopia, a patto che venga riconosciuta la ufficiale sovranità eritrea sull'area. Potrebbe addirittura essere possibile, con un po' di buona volontà,  il raggiungimento di un accordo per l'amministrazione congiunta di Badme.

La realtà, comunque, è che la demarcazione fisica del confine che pone Badme in Eritrea appare ancora lontana e rimane per l'Etiopia un boccone amaro.

 

Q&A: Horn's bitter border war

 

Ethiopian opposition to handing over the small town of Badme to Eritrea has until now prevented an international border commission ruling in 2002 being implemented - and left the uneasy peace struck when war ended in 2000 in the balance.

The BBC News Website examines the main issues behind the border conflict.

 

How did the border conflict begin?

The border between Ethiopia and Eritrea has been described as a geographer's nightmare.

It is a nightmare which became a reality as soon as the neighbours' once-friendly relationship turned sour.

From 1962 to 1993, Eritrea was ruled as a province of Ethiopia - and any argument over the borders was little more than a squabble between two local authorities.

So when Eritrea and Ethiopia separated amicably in 1993, no one paid too much attention to the details of the divorce settlement - least of all to a few hundred square kilometres of sparsely populated land in a region called Badme which included a small dusty town of the same name.

But when relations between the two neighbours deteriorated, Ethiopia accused Eritrea of invading a piece of land that was under Ethiopian administration.

The Eritreans replied that the land in question was rightfully theirs.

The result was a war fought on three fronts at the cost of tens of thousands of lives.

 

Who set up the boundary commission?

The commission was set up by the two countries as part of the Algiers peace settlement signed by both parties in 2000.

It followed a model that has been used in other cases around the world, where arbitration tribunals, instead of the International Court of Justice, have been used.

There were five lawyers - two nominated by each country - who then nominated a president of the commission who has the casting vote.

 

So what was the Commission's terms of reference?

Basically the commission was asked to interpret colonial treaties as the basis for the boundary.

This frontier was fixed in 1902 by a treaty between the Italian government, which had colonised Eritrea, and the Ethiopian Emperor Menelik II - ruler of what was then one of the few independent African states.

The border is approximately 900 km long, and contains some of the driest, hottest and most hostile territory in the world. Much of it is defined by rivers.

Most of the border area under dispute is largely uninhabited - barren land used as traditional grazing grounds by local people.

In terms of natural resources, the disputed area has virtually no value at all.

Both countries promised the UN that they would accept whatever decision was reached and there was no right of appeal.

 

What was the ruling and why was it not implemented?

Much of the commission's ruling in May 2002 was not contentious, but the awarding of Badme to Eritrea was - although the town was controversially not marked on their map.

After seeking clarification and failing to get the commission to reverse its decision, Ethiopia insisted on talks before they would co-operate with the physical demarcation of the border.

Since then the UN has become increasingly frustrated at the cost of maintaining a peacekeeping force along the narrow buffer zone on the border.

Diplomatic attempts to get the two sides talking have faltered - primarily because Eritrea has refused to discuss the issue until Ethiopia accepts the ruling - something which until now they have failed to do.

 

So what happens next?

Maintaining a state of hostility is not in the interests of either Ethiopia or Eritrea, and the closure of their border is deeply damaging to both sides.

In theory, Ethiopia Prime Minister Meles Zenawi's announcement in parliament that his government accepts the ruling "in principle" could enable talks to begin if Eritrea is ready to be more flexible.

It also permits diplomats to push ahead with efforts to resolve the Badme issue in a way which allows both sides to claim they have not lost.

One possibility is that Ethiopia could continue to administer Badme, while acknowledging Eritrean sovereignty over the area. It might even be possible, with a little goodwill, to agree to a joint administration of Badme.

The reality is, though, that the physical demarcation of the border placing Badme in Eritrea still looks a long way off - and remains a very bitter pill for Ethiopia to swallow.

 

 

 

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aggiornamento pagina: 2 dicembre 2004