ARTICOLI E PUBBLICAZIONI Da "da Casa Madre" di Giugno 2003 (sito internet: www.consolata.org/imc/italiano/pubblicazioni/casa_madre.htm )
NUOVO VICARIO APOSTOLICO DI MEKI Ordinazione episcopale di mons. Abraham Desta e visita alle missioni
di P. Aquiléo Fiorentini, consigliere generale IMC
Domenica, 10 maggio, p. Aquiléo Fiorentini, consigliere generale, ha partecipato, in rappresentanza del Superiore Generale, all'ordinazione episcopale del nuovo Vicario Apostolico di Meki. Come è risaputo, il Vicariato è affidato al nostro istituto. Mons. Abraham Desta è stato ordinato sacerdote nel 1980, proviene dall'Eparchia di Adigrat e finora ricopriva l'ufficio di cancelliere e segretario generale del Segretariato Cattolico di Adigrat.
Questo evento è stato preceduto da una preparazione, avvenuta a livello di tutte le parrocchie e missioni del vicariato, tesa a sensibilizzare la gente ad accogliere il nuovo vescovo e a partecipare alla sua consacrazione. Tale circostanza ha portato i cori delle varie parrocchie ad unirsi in un super-coro che poi ha animato, con effetti notevoli, il rito della consacrazione. Il 10 Maggio, una grande moltitudine di persone si è assiepata attorno alla cattedrale fin dalle prime ore del mattino. C'erano rappresentanti da tutte le diocesi, vicariati e prefetture. I vescovi del Paese erano presenti al gran completo. Tra di essi anche il card. Paulus, vescovo emerito della Capitale e il nunzio apostolico, mons. Silvano Maria Tomasi. Numerosissimi i sacerdoti e i religiosi/e presenti. Consacrante principale è stato mons. Berhaneyesus Demerew Souraphiel, arcivescovo di Addis Abeba. La cerimonia per mancanza di spazi all'aperto, si è svolta nella cattedrale. I posti in chiesa, erano tutti assegnati. All'esterno, la gente ha potuto seguire l'evento attraverso un grande televisore e numerosi altoparlanti. La cerimonia si è svolta secondo il rito amarico. E' durata tre ore ed è stata animata da bellissimi canti. Purtroppo, è mancata l'elettricità, per un momento, dopo la consacrazione e poi dopo la comunione fino alla fine della festa. E questo ha impedito, di fatto, lo svolgimento di tutta la parte dei discorsi, auguri, e presentazione dei gruppi che avviene sempre in queste circostanze. La gente, dal canto suo, non potendo più né sentire né vedere, ben presto se n'è andata. Dopo la messa c'è stato il pranzo sociale, per mille ospiti, sotto delle grandi tende. I Missionari e le Missionarie della Consolata erano presenti al gran completo. L'organizzazione di tutto l'evento è stata a carico di p. Giovanni Monti, vicario generale di Meki e di p. José Martin Ruiz, superiore regionale, aiutati da sacerdoti, religiosi e laici del vicariato.
VISITA ALLE MISSIONI Ho approfittato di questa occasione per visitare anche le nostre missioni. Una visita breve, che facevo per la prima voltae da cui riporto solo alcune impressioni che esprimo con il cuore. L'Etiopia mi è parso un Paese densamente popolato. Lo si vede dalla gente per le strade, ma soprattutto dalla terra coltivata in ogni suo angolo e dalle quantità di animali che si incrociano per ogni dove, lungo le strade, attraversando i villaggi e le stesse città. Non c'è nessuna industrializzazione e si capisce che la gente deve ricavare il proprio sostentamento da quanto riesce a produrre in proprio, giorno per giorno. Insieme, si coglie l'impressione di una natura ostile, dovuta alle prolungate siccità, che diventano disastrose inondazioni nelle rare occasioni in cui piove. Da questa situazione deriva una grave carenza d'igiene, da cui inevitabilmente si sviluppano numerose malattie. Ho notato anche la carenza di strutture educative pubbliche. le poche scuole esistenti sono super affollate e gli studenti sono stipati, a centinaia, in aule troppo piccole. Il fenomeno si ripercuote anche nelle nostre scuole, come a Shashamane o a Wonji, dove, in qualche aula, gli studenti arrivano a 100-110.
Fame, siccità, malattie, carenze educative, superstizione religiosa, dovuta ad una chiesa ortodossa tradizionalista e fortemente attaccata al passato..., questo il quadro della situazione che interroga la nostra missione in Etiopia. Quali risposte dare a tale realtà? Nel vangelo, Gesù annuncia la buona notizia con la parola, ma anche con le opere. L'Allamano, da parte sua, ai missionari che partivano per il Kenya, insegnava ad annunciare il vangelo e a "fare l'uomo" grazie alla promozione umana. Ed è proprio su questa linea che si situa il lavoro che stanno facendo i nostri missionari nelle terre di Etiopia. Praticamente in tutte le nostre missioni o parrocchie, accanto alla chiesa, fioriscono le opere di promozione umana che prendono la forma di scuole, dispensari, asili, internati per studenti, villaggi per lebbrosi o di un ospedale come quello di Gambo, ecc. Purtroppo le esigenze di portare avanti questo grande lavoro di promozione umana, anche per ottemperare agli obblighi derivanti dai contratti stipulati con lo Stato, assorbe in misura notevole il tempo e le energie del missionario lasciando poco spazio per l'evangelizzazione diretta e per stare in mezzo alla gente. E' questa una mancanza sentita soprattutto dai missionari giovani. Il non riuscire a svolgere un'opera di evangelizzazione come si vorrebbe, l'ostilità evidente da parte degli ortodossi e il numero ridotto di forze pastorali in campo possono indurre un certo senso di impotenza di fronte al tanto da fare. Tuttavia, l'impressione che ho avuto è che si stia facendo moltissimo.
Fra le varie missioni che ho visitato voglio ricordare solo le più giovani: Cachachullo, non ancora nata, ma che si formerà presto da uno smembramento della parrocchia di Shashamane. Corrisponde alla parte più arida e povera della parrocchia stessa e per ora vi è solo una vecchia cappella. La nuova missione dovrebbe sorgere a Ropi, in una località sulla strada che da Shashamane porta a Cachachullo. Si tratterà di costruire tutto (chiesa, casa parrocchiale, opere ecc.) partendo da zero. In questa zona i nostri missionari e le suore di Madre Teresa sono stati incaricati dal governo di distribuire generi alimentari, provenienti da organizzazioni internazionali, alla popolazione stremata dalla fame. L'altra nuova apertura è Shambo, che si trova verso occidente, a 340 km da Addis Abeba. Qui, due confratelli etiopi lavorano in équipe con due suore della Consolata. Vivono in periferia, tra i poveri, in due casette prese in affitto. In una terza casetta accolgono giovani che vengono da lontano per frequentare la scuola e dove offrono corsi di formazione umana, un corso di lingua inglese e fanno catechismo. Non c'è parrocchia e non c'è nessuna presenza cattolica nel raggio di molti chilometri. Compiono un lavoro di prima evangelizzazione a contato con una umanità prigioniera della povertà e della superstizione. La loro presenza non è certo gradita agli ortodossi, che non nascondono la loro ostilità, tuttavia sono molto amati dalla gente che ricorre numerosa alle loro benedizioni per essere liberata dal malocchio. Ora i confratelli hanno chiesto al municipio un terreno per fare una chiesa e un asilo. Il lavoro, svolto in collaborazione con le Missionarie della Consolata, diventa un segno e una testimonianza che attira l'attenzione e il cuore della gente e contribuisce ad avvicinarla a Cristo, sentito come colui che libera da tradizioni e superstizioni schiavizzanti del passato e apre alla prospettiva di una vita nuova, più umana, solidale e gioiosa.
aggiornamento pagina: 25 Ottobre 2003 |
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